Napoli pizza “Pascalina” a favore del Pascale. Spopolano: Da Michele, Umberto 1916, Mattozzi a Piazza Carità , Casa de Rinaldi, 50 Kalò

Presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati e Ciro Salvo

Nel giorno del “Pizza Day”, che ricorre da quattro anni, ogni pizzaiolo che si rispetti tra un impasto, un pugno di farina, un bicchiere d’acqua innalza i calici per brindare all’oro di Napoli, ovvero la pizza. La storia narra, questa eccellenza italiana è nata alla fine dell’800, le statistiche, ad oggi, raccontano che ogni giorno nel mondo si producono nove milioni di pizze, inoltre “l’arte del pizzaiuolo napoletano” da dicembre 2017 è patrimonio dell’Unesco.

La più richiesta è la Margherita, nata in occasione della visita dei Savoia a Capodimonte, in quel di Napoli; si racconta: il

Da sx Massimo di Porzio, Paolo Sorrentino e lo staff

pizzaiolo Esposito, fu invitato a Palazzo e sua moglie Rosa ideò questa prelibatezza, farcita di pomodoro, mozzarella e basilico. La regina alla vista di questo piatto chiese come si chiamasse, la popolana le rispose “margherita, Sua Maestà”, così nacque questa gustosa bontà italiana. I palati raffinati, nell’era contemporanea, di sicuro, non si separano da squisite pizze, complici le molteplici proposte: vegane, fritte, all’acqua ed altre. La pizza napoletana vanta un diametro che va da 22 a 33 cm, guarnita da un cornicione, invece quella romana è sottile chiamata “scrocchiarella”. Negli anni, molti sono stati i film in cui quest’ottimo prodotto ha regnato, tra cui “L’oro di Napoli” interpretato da Sofia Loren, “Mangia, prega, ama” con Julia Roberts.

A Napoli, a tutela della pizza napoletana, nel 1984 è nata l’Associazione Verace Pizza Napoletana, per voler di un pool di maestri pizzaioli partenopei, con tanto di disciplinare e regolamento attuativo. Nel giorno dedicato ai pizzaioli, abbiamo incontrato alcuni maestri che affollano l’Associazione, con a capo Vincenzo Pace. Dal quartier generale di “Verace Pizza Napoletana” tra una lezione e una pausa il bravissimo Paolo Surace, orgoglioso nel suo ristorante pizzeria “Mattozzi” P. Carità, Napoli zona Toledo, ci racconta con entusiasmo, circa 10 anni fa, suo padre Raffaele gli dedicò una pizza col suo nome e cognome, a base di mozzarella di bufala, pomodori pachino, fiori di zucca e radicchio, inoltre per lui la pizza fritta è sinonimo di femminilità, poiché negli anni post bellici, le sinuose donne napoletane, per aiutare la famiglia, mettevano davanti all’ingresso delle case dei pentoloni in cui friggevano pizze gridando a gran voce ai soldati americani “venite a comprarla, è bella e bionda”. In virtù di tutto ciò, ancora oggi questo pietanza rimane in rosa.

Paolo Surace

Il simpatico Paolo, dedica questo impasto fritto alle donne della politica italiana, soprattutto a Letizia Moratti e al presidente del Senato

SALVATORE DE RINALDI

 

Elisabetta Casellati: chissà se il Quirinale potrebbe vestirsi in rosa come è accaduto, ancora una volta, nei giorni scorsi per il Parlamento Europeo, con l’elezione di Roberta Metsola. Intanto, ci svela che nel suo ristorante pizzeria sono passati ben due capi di Stato italiani, durante il loro soggiorno a Villa Rosebery: Giorgio Napolitano e Carlo Azeglio Ciampi. Mentre, lo chef pizzaiolo Salvatore de Rinaldi, dopo una lezione di master, racconta la sua passione per la pizza che ha trasmesso a suo figlio Cristiano. Salvatore devoto alla pizza, ha una “missione”: quella di infondere agli altri la conoscenza di questo ricercato piatto, girovagando per il mondo, ha dato lezioni in Thailandia, alle Maldive, e Principato di Monaco.

Nel suo spazio di Casa de Rinaldi, sito al Vomero, si producono pizze di qualità: la margherita e la verace doc, condita da ricercati pomodori, ovvero i piennolo del Vesuvio, coltivati alle falde del vulcano. De Rinaldi è promotore insieme ai vertici del Pascale di Napoli della pizza “Pascalina”, ovvero ogni pizzeria che aderisce a questo progetto, producendo una pizza guarnita da antiossidanti: cavoli, friarelli, broccoli e noci, il ricavato di un euro andrà alla Fondazione Pascale, per la ricerca sui tumori. Subito dopo nell’Associazione Verace Pizza Napoletana, nel giorno del Pizza day, abbiamo incontrato Massimo Di Porzio, non un pizzaiolo ma un manager della ristorazione. L’imprenditore napoletano gestisce lo storico ristorante pizzeria di famiglia “Da Umberto” (1916), situato nel grande quartiere Chiaia, in Via Alabardieri.

Da sinistra Don Antonio Condurro, Maradona, Valeria e Daniela Condurro

Suo nonno Umberto, all’inizio del ‘900, scese da Posillipo in questo rione aprendo una piccola vineria, in cui il cliente poteva assaggiare squisiti piatti. Nel 1926, si sfornò la prima pizza e fu subito un gran successo. Nel tempo, ad assaggiare questa bontà, sono passati in molti, tra cui Edoardo De Filippo, Renzo Arbore, Paolo Sorrentino, Luisa Ranieri, Anna Fendi ed altri. Massimo dice, le pizze che vanno per la maggiore sono la margherita e la scarpariello, a base di pomodoro san marzano, aglio, olio extra vergine di oliva, formaggio e una spruzzata di pepe. Proseguendo per il centro storico di Napoli, adiacente a San Gregorio Armeno arriviamo a “L’Antica Pizzeria da Michele”, della famiglia Condurro, precursore Salvatore, nel 1870. Suo figlio Michele ebbe l’intuizione di produrre solo due pizze, la margherita e la marinara e di decorare il locale con tavoli di marmo. Da lì sono passati proprio tutti, alle pareti, lo storico locale vanta numerosi volti noti, i quali hanno gustato questa prelibatezza.

Daniela, figlia di Antonio, racconta che il suo storico locale, ora sede di una società, anni fa è stato set del film “Mangia, prega,

Ciro Salvo di “50 Kalò”

ama”, dove Julia Roberts, per un giorno, è stata la cliente più coccolata. Grazie alla pellicola di Ryan Murphy, sono stati aperti dei franchising in tutto il mondo: Tokyo, Dubai, Berlino, Londra, Los Angeles ed altri. Oggi, in pizzeria troviamo la quinta generazione, tra cui suo figlio Luca Cuciniello, astro nascente pizzaiolo napoletano.

Dall’altra parte della città a Piazza San Nazaro da 50 Kalò fondata dal simpatico pizzaiolo Ciro Salvo di San Giorgio a Cremano,  il quale sin da bambino ha respirato aria di impasto complice la pizzeria di papà a Portici. Il tenebroso “pizzaiuolo” dice il locale ha preso il nome dal linguaggio segreto dei maestri dell’arte bianca quando indicavano un’ottimo impasto. Ciro dallo spirito imprenditoriale, vanta anche un locale a Londra di cui cliente affezionato è Michael Bublé, il suo forno sforna ottime pizze margherite e marinare, fiore all’occhiello è la pizza fritta con Ricotta di bufala, provola di Agerola, cicoli di maiale artigianali. Ciro, solare dallo charme innato devoto al buon ricevere coccola i suoi ospiti. In molti sono stati avvistati nel suo locale napoletano tra cui il Presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, la quale ha omaggiato Mister Kalò un’accessorio cult del senato, ovvero la campanella e poi a gustare le sue bontà si sono riconosciuti anche: Federica pellegrini, Gianni Morandi, Diego Abatantuono, i fratelli Cannavaro Fabio e Paolo, la bellissima Elisabetta Gregoraci, Cristian De Sica e altri.

Questo patrimonio diventa gourmet complice lo chef pizzaiolo napoletano Gennaro Nasti, prendendo per la gola i francesi. L’astuto partenopeo ha osato innaffiare bollicine di champagne nella pizza, rendendola una ricetta straordinaria ed esclusiva, il cui segreto è conservato nella sua identità.

 

 

Salvo Esposito
Produzione Riservata

 

Immagine in evidenza Da sinistra Don Antonio Condurro Jiulia Robert’s e lo staff da Michele

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